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Cacciatori di dote (1961)

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Cacciatori di dote (1961)



Regia/Director: Mario Amendola
Soggetto/Subject: Mario Amendola, Giuseppe Moccia [Pipolo], Franco Castellano
Sceneggiatura/Screenplay: Mario Amendola, Giuseppe Moccia [Pipolo]
Interpreti/Actors: Alberto Lionello (Carlo Alberto Raffo di Pontello), Lauretta Masiero (Alba Ibañez), Aroldo Tieri (Alfonso Martini, il notaio), Raimondo Vianello (maggiordomo Camillo), Riccardo Garrone (Manlio), Gloria Paul (Paola Gonzales, la segretaria), Rossella Como (Nella, la cameriera), Tiberio Murgia (Spatafora, il brigadiere), Alberto Talegalli (se stesso), Andrea Petricca (Pepito, l'autista), Fanfulla (commissario di polizia), Manrico Melchiorre, Enrico Gozzo, Peppino Di Capri (se stesso), complesso I Roker's, Consalvo Dell'Arti (invitato al ballo delle debuttanti)
Fotografia/Photography: Giuseppe Aquari
Musica/Music: Giorgio Fabor
Costumi/Costume Design: Vera Marzot
Scene/Scene Design: Carlo Santonocito
Montaggio/Editing: Mario Bonotti
Suono/Sound: Giulio Tagliacozzo
Produzione/Production: Rodes Cinematografica
Distribuzione/Distribution: Interfilm
censura: 33928 del 26-01-1961
Trama: Alba, già attricetta di varietà, decide di tornare in Italia dopo essere rimasta vedova: il ricco marito brasiliano, morto misteriosamente durante un naufragio, le ha lasciato tutti i suoi beni. La notizia del ritorno dell'ex attrice divenuta ricca arriva alle orecchie di due cacciatori di dote: Manlio, un guitto d'avanspettacolo, e Carlo, un nobiluomo spiantato. Quest'ultimo, grazie al finanziamento del suo maggiordomo Camillo, il quale spera più del suo padrone in una pronta ripresa della situazione economica, riesce ad organizzare le cose in modo tale da far passare la notte nella sua villa all'attraente Alba, vedova ricca e per nulla inconsolabile La donna si presenta però seguita da una vera e propria corte, formata dal suo notaio Alfonso, dalla segretaria, dall'autista e, come se non bastasse, da Manlio, che in breve è riuscito sorprendentemente ad entrare nelle grazie di Alba. Si cominciano a dipanare le trame dei due pretendenti alla mano della ricca vedova, ma Carlo e Manlio devono fare i conti con il terzo incomodo, il notaio Alfonso, anche lui alla caccia dei soldi di Alba. L'uomo non ha intenzione di farsi mettere i bastoni tra le ruote dai due dongiovanni da strapazzo ed intima ad Alba di sposarlo immediatamente altrimenti, la minaccia dopo averle cinicamente rivelato di aver provocato lui la morte di suo marito, ucciderà anche lei. La vedova non si perde d'animo e somministra un cioccolatino al cianuro ad Alfonso, che muore. Per cercare di nasconderne il cadavere, Alba ha facile gioco nel servirsi dei suoi due corteggiatori, atterriti quanto maldestri. La polizia scopre infatti il corpo e del delitto vengono accusati Carlo e Manlio. Ma alla fine si scopre che il notaio non è stato ucciso né da loro, né dal cioccolatino. Scagionati, i due rivali riprendono la loro guerra nel corteggiamento della vedova, ma fra i due litiganti il terzo gode: Alba sposa infatti il discreto maggiordomo Camillo, che la ama sinceramente.

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